MISURATO L’ATTIMO IN CUI IL PERMAFROST SCOMPARE
E’ stato diffuso nella giornata di ieri il comunicato stampa del CNR, immediatamente rilanciato dal sito di Repubblica, che annuncia con il titolo “La terra brucia, roccia più calda e meno stabile” che “è stato misurato l’attimo esatto in cui scompare il permafrost in una grotta delle Alpi Giulie. Il risultato, pubblicato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) e dall’Università dell’Insubria sulla rivista Progress in Physical Geography: Earth and Environment, ci dice che la temperatura della roccia sotterranea nelle montagne sta cambiando molto rapidamente.”
Viene inoltre rilevato quanto la scomparsa di questo particolare stato termico della roccia, che chiamiamo permafrost, abbia alcune gravi conseguenze sulla conservazione delle riserve idriche e sulla stabilità delle montagne.
“Bisogna immaginare la roccia sotterranea come organizzata per strati. Lo strato più esterno ghiaccia d’inverno e scongela d’estate mentre lo strato più interno rimane sempre sotto lo zero: questo è il permafrost”, spiega Renato R. Colucci del Cnr-Ismar.
“Questo aspetto ha importanti ripercussioni sulle riserve d’acqua sotterranea, stoccate sotto forma di ghiaccio permanente, che caratterizzano le aree carsiche di alta quota come ad esempio le Alpi Giulie, ma anche estese aree delle Alpi austriache o svizzere. La superficie topografica del ghiacciaio sotterraneo in questa grotta si è abbassata di mezzo metro nell’arco di soli quattro anni”, aggiunge Colucci.
Questo risultato è stato ottenuto con dei particolari termometri che hanno misurato la temperatura in continuo per sette anni, in diversi punti della grotta.
La ricerca fa parte di un più ampio progetto. Si chiama “C3-Cave’s Cryosphere and Climate” e intende studiare, sotto diversi aspetti, i depositi di ghiaccio sotterraneo nelle aree carsiche.
Il progetto è finanziato in parte dal gruppo speleologico Commissione Grotte Eugenio Boegan della Società Alpina delle Giulie.
Nel progetto sono coinvolti altri istituti di ricerca e Università di diversi Paesi: oltre all’Italia infatti vi partecipano Austria, Svizzera, Germania, Slovenia e Romania.
Per approfondire l’argomento rimandiamo al comunicato del CNR e all’articolo apparso su Repubblica.it