LA BIBLIOTECA SEGNALA…
Tra gli scaffali della nostra fornitissima Biblioteca abbiamo trovato il libro di Antonella Fornari “Rosso e tracce di solitudine. Dal Col di Lana alle Cinque Torri: rombi di cannone, sangue, neve e smeraldo” (2009, Grafica Sanvitese)
Cupole terrose vestite di smeraldi, terre rosse come sangue, una bianca triste distesa di ghiaccio all’orizzonte, rosee scogliere, tetri forti, una grande antica strada…
Panorama spalancato su una selva di pareti titaniche, guglie, picchi e muraglie che si sciolgono quinta su quinta in nebbioline lontane.
Tracce di dolce Solitudine.
Solitudine che la guerra mutò.
Mondo sublime trasfigurato, trasformato in labirinto infernale, incubo pari soltanto alle sfrenate fantasie pietrificate nei gironi danteschi.
Rosso come il color dei più terribili ed imperscrutabili pensieri.
Ecco l’ambiente, misteriosamente dominato dal fosco Col di Lana e dalla sorella cima del Monte Sief.
Lunghi giorni oltre i quali la magia del tramonto è svanita.
La Luna è alta.
Naviga nel suo tempo e i colori del mondo – per ora – sono solo suoi.
La luce è sua e, tra poco, accenderà le stelle dietro ognuna delle quali si celano i nostri desideri e le nostre piccole storie.
Sono sentimenti e ripetersi di emozioni che durano da millenni.
Sono antichi come il cuore della Terra.
Sono un amore in cui nasciamo e uno in cui ce ne andiamo.
Basterebbe assai poco per farlo nostro.
Basterebbe sentire la musica portata dal vento che diventa sottile.
Oltre, l’orizzonte diventa rosso e poi evapora portando con sé sogni e illusioni.
E io?
E noi?
Noi restiamo soli.
Soli con la nostra anima, prigionieri di malinconiche e dolcissimi ROSSE TRACCE DI SOLITUDINE…
Antonella Fornari è nata a Curtatone (Mn). Vive da lungo tempo in Cadore fra le sue adorate Montagne.
Biologo, ha per lunghi anni esercitato la professione dedicandosi nel tempo libero alla sua più grande passione, la Montagna, diventando alpinista di buon livello con un nutrito curriculum di vie classiche sulle “sue” Dolomiti.
L’amore per la verticalità e le pareti non le hanno fatto perdere l’interesse per lo studio dell’ambiente in cui vive.
Ha fatto parte del Gruppo Rocciatori “Caprioli” di San Vito di Cadore, prima donna – nel 1947, anno della fondazione – ad entrare nel sodalizio.
Tutti i suoi lavori sono in bilico fra storia e montagna, ripercorrono le vie in roccia e gli itinerari aperti per necessità di guerra negli anni del Primo Conflitto Mondiale, riaprono i “cassetti delle memoria” riportando alle luce avvenimenti dimenticati.