SULL’ALTA VIA N° 2: DA SAN MARTINO DI CASTROZZA A FELTRE
La Commissione Escursioni della Società Alpina delle Giulie e il Gruppo Escursionismo dell’Associazione XXX Ottobre propongono un trekking escursionistico/alpinistico di 5 giorni che segue il percorso dell’Alta Via n°2 nel tratto che va da San Martino di Castrozza al suo termine a Feltre.
Per l’impegno fisico richiesto e per le quote toccate, questo trekking è riservato a persone allenate e che si muovono con disinvoltura in ambiente alpino.
DESCRIZIONE DEL TREKKING
1° giorno, sabato 2 settembre – Da S.Martino di Castrozza al Rif. Pradidali
Difficoltà: Escursionisti Esperti (EE)
Dislivello: 300 m circa
Sviluppo: km 6
Tempi: 3 h
Ritrovo alle ore 7:00 in piazza Oberdan e partenza con mezzi propri verso Feltre dove si pensa di arrivare verso le ore 10:00-10:30. Parcheggiate le auto ci si avvia verso la stazione dei bus, da dove si parte, con la linea B501 (ore 10.45 o 11.40), verso San Martino di Castrozza.
Dopo circa un’ora e mezza si arriva in paese e ci s’incammina verso la telecabina del Colverde e funivia del Rosetta.
Dall’arrivo della funivia si scende per sentiero fino al Rifugio Giovanni Pedrotti alla Rosetta, 2581 metri. Dal Rifugio Rosetta il sentiero n. 702 va a sud verso il Passo di Val di Roda, 2580 m, poi gira a nord per curvare quasi subito a sud ovest e scendere con una impressionante serie di zig zag che fanno perdere circa 300 metri di quota.
Oltre il Col de le Fede si lascia il n.702 che scende a San Martino e si continua a sud con il n. 715 che ben presto diventa severo, scavato per circa 100 metri nella roccia, esposto, transitabile con l’aiuto di corde fisse, non difficile.
Oltre la cengia si sale al Passo di Ball, 2433 m, e da questo, in discesa con visioni sulla Cima Canali e sul Sass Maòr, in breve al Rifugio Pradidàli, 2278 metri. Cena e pernotto.
2° giorno, domenica 3 settembre – Dal Rif. Pradidali al Passo Cerda
Difficoltà: Escursionisti Esperti (EE)
Dislivello: 720 m circa
Sviluppo: km 14
Tempi: 8 h
Dal Rifugio Pradidàli si imbocca il sentiero n. 709 che si dirige a nord est verso il laghetto oltre il quale piega un po’ a destra fino a un bivio. Si lascia il n. 709 che va a sinistra (nord est) e si prende il n. 711 che sale un po’ difficoltoso per roccette di primo grado fino ad una terrazza detritica.
Sulla sinistra del canalone è stata attrezzato un percorso che sale per rocce fino a che si giunge al Passo delle Lede, 2695 m, dal quale si scende per l’opposto versante lungo un canalone ghiaioso. Seguitando a sud est sul fianco sinistro del circo del Vallon delle Lede, si traversano alcuni ghiaioni misti a isole d’erba fino a passare i resti di un aereo militare americano qui precipitato nel 1957 che non si vede fino all’ultimo momento.
Il Bivacco Carlo Minazio ( 2250 m) è orma vicino e lo si raggiunge con un’ultima discesa.
Il sentiero n. 711 ora si dirige a est, poi va sempre a sud est per il fianco sinistro orografico del vallone sfiorando pareti rocciose fino ad entrare su un pendio scosceso di roccette e mughi.
Bivio a quota 1600 m circa. Conviene scegliere il ramo di sinistra (est) che è più breve e giunge direttamente alla base delle numerose serpentine che, oltre il torrente Canali a quota 1500 m circa, conducono in alto al Rifugio Treviso, 1631 m, su un poggio boschivo.
Il sentierino n. 718 lascia il Rifugio Treviso dirigendosi a sud compiendo parecchi saliscendi fra i cespugli, i mughi e i ripidi canali franosi e poi entrando nel cupo Vallón d’Oltro.
Sui 1700 m circa, dove giunge dalla valle il Trói dei Todesch (Sentiero dei Tedeschi), si piega a sud est, poi est, in direzione di un’alta forcella divisa da un caratteristico dente di roccia. A 1800 m circa si lascia sulla destra (sud) il Sentiero del Passo Regàde. Il sentiero n. 718 si fa ripido e attraversa mughi, cespugli, zolle erbose e macigni fino a giungere ripidamente e finalmente sulla Forcella d’Oltro, 2094 m, da dove si gode una splendida veduta sui due versanti.
Dalla Forcella d’Oltro si scende a est per circa 250 m stando sulla sinistra, per poi dirigersi decisamente a sud ovest con saliscendi e traversando a lungo le pendici della Cima d’Oltro, delle Rocchette e della Cima Feltraio per erti pendii e canali, alcuni assai subdoli perché finiscono su precipizi e non vanno seguiti.
Sotto il Passo Regàde il sentiero gira a sud est, poi scende zigzagando per il costone delle Bastìe. A sud appaiono le moli importanti del Piz de Sagrón e del Sass de Mura nelle Alpi Feltrine. Alla base delle serpentine s’incontra una stradicciola bianca che si segue a sud est fino a raggiungere l’ampia sella verde del Passo Ceréda, 1350 metri. Cena e pernotto.
3° giorno, lunedì 4 settembre – Dal Passo Cereda al Rif. Bruno Boz
Difficoltà: Escursionisti Esperti (EE)
Dislivello: 1200 m circa
Sviluppo: km 14
Tempi: 7 h
Dal Passo Ceréda, due tabelle a Matiùz indicano a sud la continuazione dell’Alta Via delle Dolomiti n. 2. In fronte al Rifugio Cereda parte una carrareccia prima asfaltata poi bianca che sale con pendenza regolare verso Matiùz passando per delle malghe. Traversata la stradina bianca, si prosegue in direzione sud, si entra in una strana gola, la si lascia al suo termine e si continua a est sotto le pareti rocciose. Siamo sul Sentiero dell’Intaiàda che corre a ridosso delle pareti su una angusta cengia che taglia la parte orientale del Sasso Largo.
Raggiunta una prima forcelletta si continua per altre cenge e altri varchi fino a raggiungere il fondo di un tetro canale di detriti. In questo tratto, nei punti salienti, esiste una buona attrezzatura fissa (corde metalliche e catene). Il canale va risalito per circa 200 m di dislivello, abbastanza faticosamente, restando, per sicurezza, sulla sinistra; a destra e al centro c’è pericolo di smottamenti e caduta sassi, soprattutto in caso di temporali. Al termine della salita si tocca il Passo del Comedón, 2067 m, famoso, un tempo non molto lontano, per il transito dei contrabbandieri locali.
Stiamo entrando nel magico mondo del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Ora si scende a ovest, si passa una sella e ci si cala per un canale e poi per ghiaie fino ad approdare sul grande e pittoresco Piano della Regina. Traversata l’oasi verdissima, si sale di poco e si perviene al Bivacco Feltre Walter Bodo, 1930 m, situato in posizione quanto mai piacevole.
Dal bivacco si continua a sud, sul sentiero 801, incontrando presto il bivio con l’806 che proviene dal Lago della Stua in Val Canzòi.
Si resta a destra (sud) sul sentiero n. 801, incontrando alcune pozze d’acqua. Il sentiero prosegue a saliscendi fra i massi e la bassa vegetazione, passa sotto le impressionanti pareti contorte della Parete Piatta, quindi devia a sud est e con alcuni zig zag raggiunge la costola erbosa del Col dei Béchi, 1960 metri.
Qui inizia il Trói dei Caserìn (trói=sentiero stretto) che si dirige subito a ovest per passare sotto le pareti selvagge del Sass de Mura (o Mur). Il sentierino, spesso esposto, ma attrezzato dove serve, transita più o meno in quota, per luoghi assai severi, sostanzialmente non difficili come potrebbe apparire. A quota 1830 m circa il sentiero prende verso sud ovest, passa per i pascoli da camosci della località Casèrin (da cui il nome del sentiero), incontra una grotta dove è possibile trovare riparo in caso di maltempo, sale per ripide balze erbose, quindi giunge al Pass de Mura, 1867 m, da dove perviene alla verde sella che si affaccia sull’amena conca di Neva con il suo placido rifugio. Seguendo a sud ovest i paletti indicatori si giunge in breve al Rifugio Bruno Boz, 1718 metri. Cena e pernotto.
4° giorno, martedì 5 settembre – Dal Rif. Bruno Boz al Rif. Dal Piaz
Difficoltà: Escursionisti Esperti (EE)
Dislivello: 900 m circa
Sviluppo: km 15
Tempi: 7 h
Quella che segue è fra le tappe più lunghe dell’Alta Via delle Dolomiti n. 2, bella, varia e interessante, quanto severa, aspra e selvaggia. Non c’è nessun punto d’appoggio lungo il percorso, il quale si snoda per lo più lungo la cresta o nei pressi.
Dal Rifugio Boz si segue a sud il sentiero n. 801 che dopo un po’ sale a sud ovest toccando il Passo Finestra, 1766 m, fra il Colsent a nord est e il Monte Zocarè Alto a sud ovest.
Pochi metri a sud del passo c’è un bivio. Si prende a destra (ovest) il sentiero n. 801 che sale un po’ stando sotto la cresta dello Zoccarè, quindi entra e esce dalle varie insenature del versante sud orientale mantenendosi piuttosto aereo e talvolta disagevole. Oltrepassate alcune forcellette di cresta si sale ripidamente in direzione del Sasso di Scàrnia mentre la visuale si allarga a nord sulle Pale di San Martino che abbiamo attraversato avventurosamente solo pochi giorni or sono. A est sprofonda la cupa e selvaggia Val Canzòi.
Alcuni gradini scalpellati nella viva roccia e una corda fissa su un passaggio esposto aiutano il procedere mentre l’ambiente si fa piuttosto impressionante, seppur non difficile. Si raggiunge i pressi di una spalla sul versante settentrionale del Sasso di Scàrnia dove il sentiero prosegue aggirando le pareti fra grandi macigni, quasi in una trincea scavata nella roccia.
Ora si scende a superare un salto, si costeggia uno strapiombo e quindi, per i canali e le facili pareti del versante sud dello Scàrnia, si transita sotto alcuni torrioni. Il sentiero n. 803 scende a sud est, poi sud, fino a Vignùi; il n. 801 continua a ovest e lo si segue incontrando una zona coperta di mughi dove si entra nella vecchia mulattiera militare che, oltre un ghiaione, porta alla sella di quota 2205 m, a sud ovest del Monte Ramézza.
Sull’Alpe Ramézza si prosegue quasi in quota per un po’, poi si sale a superare il crinale e si va a percorrere, a nord del filo di cresta, un tratto di sentiero scavato nel pendio ripidissimo, assai impressionante, con la Val Noàna sprofondata a nord.
Ritornati a sud ci si affaccia alla selvaggia, dantesca, strana Piazza del Diavolo (del Diàol) che si passa nella parte alta. Qui è tutto un accavallarsi di grossi macigni, di contorti massi, di sassi arabescati e lavorati da millenni di vento e di foschie; insomma, un terremoto, una vera e propria dimora diabolica, così com’è nella leggenda che si racconta giù in valle.
Oltre la Piazza si continua alti sopra la verde conca di pascolo della Busa di Piétena, zona di fossili fino a prendere la vecchia mulattiera che, salendo un po’, conduce subito a nord ovest del Passo di Piétena, 2050 m circa. Alcuni massi nei pressi del passo sembrano antichi e misteriosi monumenti di chissà quale civiltà. Dal passo si procede ancora a sud ovest poi, dopo una stretta curva, la mulattiera inizia a scendere verso un’altra busa (conca), la Busa delle Vette, ampio, verdissimo pascolo d’alta quota, ingentilito dal bianco di alcuni ghiaioni che feriscono il pendio, regno floristico di eccezionale varietà.
Costeggiata la montagnozza detta delle Vette Grandi, si risale senza fatica per una stradina fino a giungere al Passo delle Vette Grandi, 1994 m, che segna l’ultimo valico dell’Alta Via delle Dolomiti n. 2, dal quale si può solo che scendere. Poco a sud del passo sorge il Rifugio Giorgio Dal Piaz, 1993 m, che subito si raggiunge. Cena e pernotto.
5° giorno, mercoledì 6 settembre – Dal Rifugio Dal Piaz a Feltre
Difficoltà: Escursionistico (E)
Dislivello: 900 m circa
Sviluppo: km 19
Tempi: 6 h
Dal Rifugio Dal Piaz si prende il sentiero n. 801 che scende decisamente a sud, oppure la stradina militare più comoda, ma più lunga.
Il sentiero, infatti, taglia e non considera i numerosi tornanti della strada scendendo per pascoli e roccette. Poi diventa un po’ meno comodo, sempre facile, mentre divalla a zig zag nel bosco.
Al Col dei Cavài (Colle dei Cavalli), 1472 m, il sentiero n. 801 esce dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi orientandosi per un po’ a ovest, poi compie una curva e infine si dirige a meridione giungendo sull’ampio valico del Passo di Croce d’Àune, 1015 m, a cavallo fra la ridente conca ondulata di Pedavena e la Val Cismón.
Prima di arrivare al passo si devia a est verso le Stalle Norcenadego, per poi prendere direzione sud verso Case Valerna, dove imboccheremo una strada che passando per Norcen ci porta a Pedavena da dove ,con mezzi pubblici, arriveremo a Feltre, non prima di aver gustato una meritata birra.
Cartografia: Tabacco 022 e 023 scala 1:25.000
Direttore d’escursione: AE Maurizio Bertocchi
Quota Soci CAI € 290.00 (che comprende il trattamento di mezza pensione, bevande escluse, nei rifugi, il trasferimento con bus di linea da Feltre a S.Martino di Castrozza e gli impianti di risalita)
Per i non soci supplemento di € 60.00 per Assicurazione Infortuni e Soccorso Alpino (questo importo non comprende eventuali maggiorazioni nei rifugi per i non soci CAI)
Portare un documento d’identità, la tessera sanitaria e quella del CAI.
Il programma, salvo cause di forza maggiore, sarà strettamente osservato e attuato secondo il regolamento escursioni e condotto a insindacabile giudizio del direttore d’escursione.
Ci sono a disposizione solo 12 posti (capogita incluso).
L’iscrizione sarà confermata solo dopo il versamento di una caparra di € 100.00.
Le prenotazioni potranno essere effettuate esclusivamente presso la Società Alpina delle Giulie.
Info ed iscrizioni alla Società Alpina delle Giulie, via Donota 2, tel. 040 369067 dalle 17.30 alle 19.30 .
