PHOTO GALLERY – ISLANDA: DIARIO DI VIAGGIO
Dal 4 al 18 aprile 2024 si è svolto il viaggio sci alpinistico in Islanda della Scuola di Sci Alpinismo Città di Trieste per celebrare il 45° anniversario della sua fondazione.
La SSACT è una scuola intersezionale appartenente alle due sezioni cittadine del CAI, la Società Alpina delle Giulie APS e l’Associazione XXX Ottobre.
Al viaggio hanno partecipato 25 istruttori, suddivisi in due gruppi con diverse tempistiche di permanenza.
In totale sono state salite 9 cime tra cui spiccano il vulcano Snæfell al centro del ghiacciaio Snæfellsjökull, varie cime nella Tröllaskagi, la penisola dei Troll nei fiordi del Nord affacciati all’Oceano Artico e la cima del Hvannadalshnjúkur, nella “cappa” di ghiaccio del Vatnajökull, che con i suoi 2110 metri è la cima più alta dell’Islanda.
Dal nostro diario di viaggio…
4 aprile
Alle ore 16 il gruppo dei 15 arriva all’aeroporto di Keflavik. Sosta al centro commerciale Smàralind di Reykjavík per acquisto carte topografiche e spesa. Cena e pernottamento nei Fossatún Camping Pods, a NE di Borganes
5 aprile
Si parte presto per raggiungere la penisola di Snæfellsnes, con obiettivo la cima dello Snæfell, il vulcano al centro del ghiacciaio Snæfellsjökull, sotto la quale Jules Verne aveva collocato l’ingresso del percorso per raggiungere il centro della Terra.
Causa un meteo estremamente avverso la strada verso l’estremità O della penisola è chiusa dalla polizia per neve e rimarrà intransitabile per le successive giornate. A malincuore rinunciamo allo Snæfell e sulla 56, fortunatamente transitabile, raggiungiamo Grundarfjörður, centro abitato sulla costa N della penisola di Snæfellsnes, al termine dell’omonimo fiordo, dove avevamo prenotato l’ostello per la sera.
A Grundarfjörður le condizioni nivometeo sono discrete e optiamo per una gita in zona. Partendo dal parcheggio delle cascate ghiacciate Kirkjufellsfossar (20 m/slm), ai piedi del noto monte a forma di chiesa, il Kirkjufell (463 m), che domina il Grundarfjörður, risaliamo un vallone chiamato Seljadalur fino a quota 550 m, in prossimità di un lago situato nella conca a N della catena montuosa Helgrindur.
La scarsa visibilità ci impedisce di proseguire verso la cima, peraltro caratterizzata da pendii ripidi e non sicuri dopo l’abbondante nevicata. La discesa verso il mare, nella neve polverosa, viene premiata da qualche scorcio sul Kirkjufell. Cena e pernottamento nell’ostello HI di Grundarfjörður.
6 aprile
Lungo spostamento in direzione ENE verso la Tröllaskagi (penisola dei Troll). Lungo il tragitto, alla confluenza tra la 68 e la 1 (estremità S dello Hrútafjörður) valutiamo la salita del Tröllakirkja (1001 m), ma il forte vento e lo scarso tempo a disposizione ci fanno desistere.
Una bufera di neve caratterizza e rallenta la restante parte del viaggio, fino a Siglufjörður, all’estremità N della Tröllaskagi, e poi a Ólafsfjörður, dove ci sistemiamo nel Northern Comfort Inn, che sarà il nostro campo base fino alla mattina del 12 aprile.
7 aprile
Ancora forte vento dall’Oceano Artico e bufera di neve.
Visita al museo di Ólafsfjörður, dove ci vengono illustrate le peculiarità del lago Ólafsfjarðarvatn, che costituisce la prosecuzione interna del fiordo. L’acqua del lago è dolce in superficie e salata in profondità. Un bel spaccato sulle caratteristiche naturalistiche dell’area e sulla vita dell’Uomo in quelle difficili terre all’estremo Nord dell’Islanda.
In serata arriva il gruppo dei 10 istruttori partiti il giorno 5 aprile da Trieste.
8 aprile
La bufera continua e la visibilità è pessima. La voglia di muoversi è tanta e viste le critiche condizioni nivometeo con un elevato pericolo di valanghe che bloccano le strade e hanno causato l’evacuazione di alcuni borghi nei fiordi del Nord-Est, optiamo per una dimensione orizzontale dello scialpinismo con il giro del lago Ólafsfjarðarvatn, fino alla Kvíabekkurkirkja per un totale di circa 18 km e un dislivello complessivo di un centinaio di metri.
Una gran sgambata in un ambiente estremamente suggestivo.
9 aprile
Meteo discreto. Non possiamo attendere oltre e raggiungiamo il parcheggio tra le due gallerie che collegano Ólafsfjörður e Siglufjörður, in corrispondenza dell’estremità S del lago Héðinsfjarðarvatn.
Partendo quasi da quota “zero”, saliamo alla cima del Vatnsendahnjúkur (728 m).
La discesa ci offre neve polverosa e incredibilmente ben assestata, nonostante gli enormi accumuli creati dai venti dei giorni scorsi.
A valle, approfittando del bel tempo, vari zelanti istruttori “ripellano” e raggiungono sul versante opposto la forcella Hólsskarð (615 m).
10 aprile
Meteo finalmente ottimo.
Partenza da Ólafsfjörður in direzione di Dalvik. Parcheggio vicino al Karlsá Lodge (80 m), per risalire lungo la valle Karlsárdalur al Karlsárfjall (988 m).
La cima ci regala un eccezionale panorama verso i fiordi ed il mare aperto, mentre alle nostre spalle si stagliano innumerevoli montagne.
Dopo una inebriante discesa fino a quota 600 m, risaliamo allo Jökulkollur (1045 m). Neve e pendii eccezionali.
11 aprile
Meteo avverso. Ci imbarchiamo a Dalvik per un’uscita di whale watching.
12 aprile
Continua il brutto tempo e riprende a nevicare sino a quota “zero”.
Trasferimento ad Akureyri, all’estremità S dell’Eyjafjörður. L’obiettivo della giornata è la risalita della lunga Glérardalur (valle del torrente Gléra) fino al rifugio Lambi (720 m), alla base di un bel anfiteatro di cime glaciali.
La visibilità è nulla e grazie all’aiuto di un’escursionista locale, scarichiamo la traccia GPS sul nostro Garmin che ci consentirà di raggiungere, non senza piccole complicazioni, il rifugio dove pernotteremo.
Il meteo assicura bel tempo per l’indomani e noi dopo un bel “coteccio” ci addormentiamo fiduciosi.
13 aprile
Purtroppo, in Islanda e soprattutto nei fiordi del Nord, le previsioni mutano di ora in ora e al mattino continua a nevicare.
Rinunciamo alle cime più alte e decidiamo di scendere lungo la valle per poi risalire lungo i perfetti pendii dello Ytri Súla (1144 m), una delle due cime del Súlur, discesa a 800 m e veloce “ripellata” a quota 950 funzionale a raggiungere il parcheggio.
Di nuovo in viaggio e dopo circa 200 km raggiungiamo l’area vulcanica del lago Myvatn.
Spazi sconfinati caratterizzano il paesaggio e l’orizzonte è disseminato da coni vulcanici e fumarole provenienti da aree geotermiche. Alla sera il tempo è bello e la temperatura scende sotto i -10.
Sempre il 13 aprile, un piccolo gruppo di tre istruttori sale la bella cima del Digrihnjùkur di 1048 metri aperta sul fiordo di Dalvik.
Nella stessa giornata, il gruppo dei “10”, in rientro verso Reykjavík, approfittando del bel tempo nel Sud dell’isola, raggiunge la penisola di Snæfellsnes e sale il vulcano Snæfell, simbolico punto di partenza per il “Viaggio al centro della Terra”.
Panorama aperto a 360° e discesa da urlo. Segue lo spostamento nella capitale islandese per il volo di rientro.
14 aprile
Per i “15”, giornata di spostamento e osservazioni della spettacolare natura vulcanica dell’Islanda.
Visita alle formazioni laviche del Dimmuborgir e salita a piedi al cratere dello Hverfjall (396 m).
Lasciata l’area del lago Myvatan, lunghissimo trasferimento verso Sud con lunghi tratti immersi nella bufera di neve.
Cena e pernottamento nell’ostello HI di Skyrhúsið.
15 aprile
Le previsioni meteo sono buone ma non perfette e decidiamo di attendere ancora un giorno per la salita al tetto d’Islanda.
Sfruttiamo la giornata visitando la spettacolare laguna glaciale di Jökulsárlón e la vicina e famosa “spiaggia dei diamanti” dove gli iceberg originatisi dall’immenso ghiacciaio del Vatnajökull e spinti in mare, vengono spiaggiati sulla sabbia nera della spiaggia.
Approfittiamo anche per fare un sopralluogo alla partenza per la salita allo Hvannadalshnjúkur, la più alta cima del Vatnajökull.
16 aprile
Attendiamo la sveglia che deve suonare alle 4 ma un’inaspettata aurora boreale ci fa alzare nella notte per ammirare la danza delle “luci del Nord”.
Il meteo sembra perfetto. Partenza alle 5 dall’ostello e spostamento alla fattoria abbandonata in località Sandfell Öræfi (85 m), nel parco nazionale Skaftafell. Dopo 650 metri di dislivello lungo morene e ripidi pendii privi di neve, finalmente mettiamo gli sci ai piedi e troviamo non neve ma ghiaccio durissimo.
Saliamo con attenzione al ghiacciaio Vatnajökull, il primo per volume in Europa ed il quarto al mondo. A quota 1900, il plateau del cratere del vulcano Öræfajökull è caratterizzato da un lungo crepaccio che dobbiamo aggirare. Nuovamente riemerge la dimensione orizzontale dello sci alpinismo in Islanda. Nell’ultimo tratto della salita, proseguiamo prudentemente legati in cordata fino e alla cima Hvannadalshnjúkur, la più alta dell’Islanda (2110 m) che viene raggiunta da 13 istruttori.
Purtroppo il sole che ci aveva accompagnato nella lunga salita, lascia il posto ad un sottile velo di nebbia che ci preclude la vista sull’immensa “cappa” di ghiaccio da dove spuntano solo alcune cime rocciose incrostate da spettacolari meringhe.
Segue una discesa con scarsa visibilità e neve/ghiaccio durissimo su cui far incidere le lamine degli sci. Lo sguardo è rivolto verso l’Oceano che ci indica la direzione da seguire.
Arrivati stanchi ma soddisfatti alla base della montagna, ci attendono ancora oltre tre ore di viaggio per la fattoria Stóra-Mörk III, vicina alla cascata Seljalandsfoss.
17 aprile
Oramai il viaggio volge al termine e sfruttiamo la giornata per avvicinarci a Reykjavík. Sotto la pioggia, lungo la strada non possiamo sottrarci alla visita dei Geysir e della cascata Gullfoss, secondo alcuni la cascata più imponente d’Islanda.
Dopo quattro passi nella capitale, un passaggio all’Hrpa (il palazzo dei concerti) e un brodetto di pesce e una birra, finiamo decisamente col “botto” con una breve escursione serale per osservare l’eruzione dello Sundhnúkagígar, a N di Grindavik e della Blu Lagoon, non lontano da Reykjavík. L’emozione è grande e sintetizza quella sensazione di “dinamismo” che caratterizza l’Islanda, nata dalla risalita di lave basaltiche nella zona di contatto tra la placca Nordamericana e la placca Euroasiatica che si stanno progressivamente allontanando.
Pernottamento all’ostello Dalur di Reykjavík.
18 aprile
Ancora una sveglia alle 3.30, prima dell’alba, trasferimento all’aeroporto di Keflavik. Ore 7:05 volo di ritorno per Monaco e dopo una sosta per una meritata Wiener Schnitzel, ancora in viaggio verso Trieste.