TRENI & BICI PER PEDALARE IN UN WESTERN… (II PARTE)
VENERDI’ 1/10: CASTELMEZZANO E LE DOLOMITI LUCANE
Ripartiamo in un ambiente più familiare, il verde è ritornatoad essere il colore dominante; il menù di oggi offre un’ampia scelta: giro lungo 75km o giro corto 40km: il lungo e una specie di otto o “infinito” il corto percorre una sola delle due asole; i belli: Castelmezzano, la roccia dell’aquila con balcone sulle Dolomiti Lucane, Pietrapertosa, ovviamente stanno nella seconda metà.
Il fondo predominante, oggi, sarà il vituperato bitume, e qui potremmo aprire un ampio dibattito se possano esistere bitumi di diversa difficolta o no! Per esempio: bitume da MTB, da gravel, da specialissima? Secondo me sì e questa gita, li proponeva tutti e tre. Bitume da specialissima: lo troviamo in partenza si propone, bello, regolare, grana fine, nel senso di consumato, con una lunga salita ben pedalabile che, con uno strappo di 600 metri di dislivello, ci porta dentro il parco naturale Gallipoli Cognato. Qualche chilometro dopo il centro visite, la nostra strada diventa una sterrata nel bosco che ci porta al gran premio della montagna di oggi. Qua e là delle mucche di razza podolica pascolano libere, in posti da capre, sembrerebbe allo stato brado, trasformando il sottobosco che colpisce per la pulizia; vicino a una malga diventa quasi un prato inglese. Scendiamo lungo il fianco ovest del monte dell’Impiso, ritornando verso la valle del Basento fino a incrociare la strada che sale a Castelmezzano, dove chiudiamo la prima asola dell’otto.
Gran consulto su chi continua per il giro lungo e per aggiungere una variante del momento: da qui la salita per Castelmezzano, chicca del giro, lungo la strada comunale, non è tanto lunga. Così quelli della variante corta aggiungono un su e giù per vederlo e poi ritornare a valle.
I Vulkan continuano per la variante lunga: saliremo anche noi a Castelmezzano, ma prendendo la strada vecchia: una vera carrozzabile, ora chiusa per frane. Quindi, dopo un breve tratto sulla nuova comunale, a un incrocio la imbocchiamo, aggirando la sbarra, con le nostre guide che ci spronano a muoverci che, se passassero i carabinieri, la multa e la figuraccia non ce le leverebbe nessuno.

Chissà, se li avessimo incrociati, forse, saremmo riusciti ad apparire due volte sul TG locale: la prima nel servizio che magnificava il convegno materano, e questa c’è stata veramente, e la seconda nella cronaca: “…schivata la tragedia: banda di cicloincoscienti fermati dai carabinieri all’ingresso della ex comunale chiusa per frane …”
Qui il divieto è serio: non ci sono cartelli da aggirare con l’auto ma una sbarra, non riesci proprio a passare; non è come a Pisticci dove, due giorni prima, sbagliando strada, abbiamo scoperto che il vecchio accesso è chiuso per frane ma, visto che è ceduta solo una corsia, i cartelli di divieto occupano sì entrambe le corsie ma sfalsati quanto basta ad aggirarli. Carrozzabile, che bel termine desueto, in una sola parola: manufatto che con pendenza ideale per la trazione animale o umana sale ben inserito nell’ambiente con tornanti piacevolmente piatti. Da ciò che vediamo è chiusa al traffico per qualche problema di scariche di sassi dalle pareti soprastanti, dei piccoli cedimenti e una sede troppo stretta in alcuni punti. E’ un balcone continuo sulle Dolomiti Lucane con vista su scorci stupendi come il becco dell’Aquila; potrebbe divenire una ciclovia a cinque stelle; lo diventerà mai?




Ah per il bitume: con crepe, buche, pietrisco, ghiaino… da gravel?
Raggiungiamo Castelmezzano, una chicca e, secondo The Telegraph mica la Pravda – Правда ossia la Verità – uno dei 19 borghi più belli d’Italia e qui ci concediamo una meritata merenda.
Di fronte a noi sull’altro lato della valle vediamo Pietrapertosa; dobbiamo raggiungerla con un lungo giro in quota che percorre tutta la testata della valle che ora ci separa. Potremmo raggiungerla anche scorrendo sul Volo dell’Angelo: una delle zip line più spettacolari d’Europa, purtroppo, come riporta anche il suo sito la bici non e tra gli oggetti consentiti al seguito.

I chilometri cominciano a farsi sentire ma scorrono sempre piacevolmente tra boschi e campi in quota, una ragazza del gruppo delle nostre guide tenta di alzare la tensione cadendo lungo una discesa con asfalto da specialissima, colpevole fu il gradino che si forma tra asfalto vecchio più nuovo e bordo sterrato, praticamente una voragine. Il momento di panico presto vira in un’esercitazione di pronto soccorso con la sfortunata protagonista che rischia, per un paio di sbucciature, di ritrovarsi mummificata.
Pietrapertosa è simpatica ma meno di Castelmezzano, può vantare però a suo vantaggio un bel residence nuovo di zecca e perfettamente disinserito dal resto del paese, non proprio un ecomostro ma solo un pugno nell’occhio.

Da qui, già ben sazi di chilometri, confidavamo in una lunga discesa a fondovalle e invece, prima di questa, c’era anche una decisa contropendenza. Ah, dimenticavo il bitume: nella calata a fondovalle asfalto scassato o meglio scassato bituminoso con cambi continui su strada bianca, sicuramente da MTB.


Il racconto degli ultimi due giorni del convegno e più adatto a un sito medico o di storia dell’arte e quindi ve lo risparmio. In altre parole, colpiti dalla maledizione di Montezuma, io già in quel di Pietrapertosa, ci siamo dedicati prima alla contemplazione della camera, in albergo e poi alle bellezze architettoniche del centro di Matera perdendo pure la degustazione della pignatta: uno stracotto di pecora ammorbidito con salsicce.
NOTA ISTITUZIONALE:
C’è malessere tra la commissione cicloescursionismo e la controparte escursionistica in seno al CAI centrale.
In sintesi, come l’ho capita: la parte pedoescursionistica o meglio, il consigliere trentino, che come da tradizione rappresenta chi vede come fumo negli occhi i ciclisti, ha bloccato l’ufficializzazione della scala delle difficoltà cicloescursionistiche perchè in questa viene citata la parola sentiero. Secondo questi non si può citarla perchè sui sentieri semplicemente non si va con la bici che è l’origine di tutti i danni che subiscono, dei problemi con gli altri fruitori, ecc. ecc.
Resta sottinteso che la bici va confinata sulle strade o nei bike-park.Il dissidio affiora anche nell’editoriale di settembre della rivista del CAI, dove il presidente si schiera su una posizione più proibizionistica. (Abbandonare i sentieri? No, grazie!).
Il CAI politicamente ha il suo peso e una posizione proibizionistica potrebbe influenzare in questo senso le future legislazioni locali come avviene già in Trentino (e in Veneto?).
NOTE PERSONALI:
Così, una posizione talebana, ma con una ragion d’essere per la rete sentieristica super frequentata del Trentino passerebbe anche in altre regioni, dove i sentieri stanno scomparendo per la poca frequentazione. L’utopia della regolamentazione stagionale, è completamente di là da venire; intendo dire: un percorso come, ad esempio, la discesa della val Travenanzes, ora vietata, potrebbe esser fattibile fuori della tipica stagione escursionistica evitando i problemi tra escursionisti che si verificano nei mesi estivi.
Raimondo Durin
