VIA SOLDA’ – PALA DELLE MASENADE, MOIAZZA
RELAZIONE TECNICA
Moiazza, Pala delle Masenade, via Soldà (Gino Soldà e Hans Kraus 1959) con variante Arban.
VI. VII sulla variante
Ripetizione: Mauro Dall’Argine e Gianluca Lagnese
31/08/24
Descrizione generale
Itinerario impegnativo su roccia generalmente buona e ripulita, il primo aperto sulla solare parete sud della Pala delle Masenade. A differenza del vicino colatoio Bonetti che si presenta a linea retta, questa via “serpeggia” andando a cercare i punti di minore difficoltà, cosa non semplice data l’apparente omogeneità della parete e la sua indubbia verticalità.
E’ prevedibilmente simile alla Soldà alla torre di Babele nel vicino gruppo del Civetta, seppure più impegnativa.
La firma dell’autore si nota in alcuni dettagli comuni alle due vie, come il percorrere spesso cenge e cornici in orizzontale fino a dove il muro soprastante risulta opporre minore resistenza, o come il fatto che le difficoltà si sviluppino spesso in parete aperta dove l’orientamento può risultare di difficile interpretazione. Soprattutto per quest’ultimo motivo, l’itinerario risulta quasi effimero in alcune lunghezze e molti chiodi testimoniano varianti o ritirate.
Probabilmente abbiamo percorso la variante Arban al penultimo tiro che con alcuni difficili passaggi obbligati consente di guadagnare la cengia al di sotto del colatoio finale. Sicuramente una via da non sottovalutare che richiede padronanza del grado proposto.
Durante la scalata il pensiero è andato più volte a Pierangelo Verri che di questa via ha realizzato la prima solitaria invernale.
Accesso: Dal passo Duran, si sale al rifugio Carestiato per sentiero 459 (circa 45 minuti). Dal rifugio è chiaramente visibile la riga nera che solca la parete sud della Pala dove corre la via Bonetti, da alcuni confusa per la più nota e frequentata via Decima. Dal rifugio si prende il sentiero dell’altavia numero 1 che passa in prossimità della piazzola dell’elicottero e al bivio con indicazioni per la ferrata Costantini si va a sinistra fino a costeggiare l’ampio canale che sale in direzione del colatoio Bonetti. Il canale si risale senza percorso obbligato (qualche ometto) fino a quando conviene tenersi sulla destra salendo un sistema di placche bianche lavorate dall’acqua che portano fino a dove la parete diviene più verticale, cosa che sancisce l’attacco delle vie Soldà e Bonetti (1 ora e mezza circa dal Passo Duran)
l1: Si scalano le placche di destra del canale per 60 metri su difficoltà costanti di III grado, superando alcune cenge e gradini. Sosta alla base di una bella fessura nerastra su clessidra con cordone (60m, III, sosta su clessidra)
l2: Si ignora la bella fessura sopra alla sosta e ci si sposta su cengia verso sinistra, alla base di un camino/diedro dalla roccia visibilmente non esaltante. Lo si sale (IV/IV+) e si prosegue più facilmente su rocce di III grado puntando alla base del colatoio Bonetti. Si evita una sosta su chiodo e clessidra non collegati e si sale ancora per qualche metro giungendo ad una sosta su spuntone e chiodo a destra dell’ampio colatoio (50m, IV/IV+ e III, sosta su spuntone e chiodo)
l3: Si traversa a sinistra su cengia rinviando una clessidra con cordino; un’altra clessidra rappresenta un buon ancoraggio dove la cengia si fa più esposta. In basso si può individuare una sosta con cordini. Si sale invece in obliquo verso sinistra puntando alla base di un pilastro con fessura/diedro sul margine destro. La sosta si trova alla base di quest’ultimo su due chiodi non collegati e non individuabili dal basso (circa 25m, III p. IV-, sosta su due chiodi)
l4: Con movimento atletico (V) si entra nel diedro sopra alla sosta (chiodo) che si scala verso destra (IV). Si giunge presto alla sommità del pilastro alla base di un altro pilastro con diedro strapiombante fessurato (15m, p.V, IV, sosta su chiodi)
l5: Si entra nel diedro ben chiodato e lo si scala fino a quasi il suo termine (VI-). Prima del suo termine con passaggio delicato (VI) si traversa a destra. Si prosegue poi in obliquo verso sinistra su difficoltà di IV ignorando due soste e giungendo ad un piccolo pulpito con buona clessidra e cordone (25m, VI-, p. VI, IV, sosta su clessidra)
l6: Conviene forse accorpare questa lunghezza ad l5. Si sale la fessura nerastra sopra al pulpito di sosta (V, individuabile una clessidra) e si giunge ad una sosta su due chiodi (10m, V, sosta su due chiodi)
l7: Si supera il breve strapiombo sopra alla sosta (chiodo, VI-) e invece di proseguire a destra (possibile variante), si obliqua a sinistra raggiungendo il primo di una serie di chiodi non visibili dal basso che vanno seguiti su difficoltà sostenuta di V+. Arrampicata elegante, aerea e ben protetta. Si giunge ad una cengia detritica con chiodo e clessidra. Da qui, con possibile attrito, si traversa a sinistra sino ad arrivare ad una buona clessidra con cordino comunque integrabile con clessidra più piccola in alto (45m, p. VI-, V+ sostenuto, sosta su due clessidre)
l8: Si prosegue lungo la cengia verso sinistra (II). Si scende (III) per poi risalire fino alla sosta su tre chiodi e cordini (15m, II e III, sosta su tre chiodi)
l9: lunghezza di difficile interpretazione data la presenza di chiodi in varie direzioni. E’ possibile nel nostro caso l’aver percorso una variante impegnativa, forse la via Sergio Arban. Dalla sosta si sale in verticale su roccia scura (p.V+).
Giunti alla parete gialla si traversa a destra pochi metri su terreno semplice ignorando un lungo cordino per poi salire in verticale ad un altro chiodo (si nota ancora un chiodo parecchio più a destra).
Con passaggio impegnativo su roccia gialla (VII) ci si alza ben al di sopra del chiodo rinviato puntando ad uno spuntone sulla sinistra che nasconde una clessidra con cordino e maglia rapida. Da qui ancora faticosamente ma su difficoltà decrescenti si seguono alcuni chiodi distanziati sino ad una sezione di roccia lavorata proprio sotto ad una seconda cengia. Si sale sulla cengia e la si percorre brevemente verso destra sino ad una sosta su tre chiodi (30 metri circa, passaggi di V+ e VII, VI sostenuto, sosta su tre chiodi)
l10: si traversa a sinistra sulla cengia tornando all’uscita del tiro precedente ignorando un diedro fessurato obliquo. Sulla roccia grigia dello spigolo ci si alza (IV+) e si giunge all’ultimo tratto di parete segnato da una colata scura. La si sale su difficoltà contenute (IV) fino ad una piccola cengia che la interrompe. Un ultimo passaggio verticale (IV+) consente di raggiungere la cengia erbosa che a destra porta alla ferrata Costantini e a sinistra porta al sentiero di discesa dagli Scalet delle Masenade. Sosta su bel Larice isolato (45m, II, p. IV+, IV, p.IV+, sosta su albero)
discesa: percorrere la cengia verso sinistra (faccia a monte) avendo cura di seguire segnavia sbiaditi e ometti. Ad un certo punto si abbandona la cengia per perdere quota e intersecare il sentiero che a sinistra porterebbe all’uscita della via Decima.
Si prosegue invece verso destra in direzione torri del Camp scendendo poi in mezzo ai mughi e costeggiando la parete degli Scalet delle Masenade. In circa un’ora si è al Carestiato. Da qui in circa 30 minuti si torna al passo Duran.
Mauro Dall’Argine
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