VIA DEL PILASTRO GRIGIO – MONTE MULAZ, PALE DI SAN MARTINO
RELAZIONE TECNICA
Pale di San Martino, monte Mulaz, via del “pilastro grigio” (Koch-Mayrl 1956).
VII-
Ripetizione: Mauro Dall’Argine e Giovanna Faiman
07/09/2024
Descrizione generale
Splendida e logica scalata che, se si considera la quarta lunghezza, pare quasi anacronistica nel contesto storico-alpinistico di apertura (1956). La celebre fessura diedro in effetti offre un’arrampicata libera “moderna”, impegnativa e molto estetica, dove le mani si muovono lungo una fessura regolare e i piedi aderiscono alla parete liscia.
Nonostante sia una lunghezza sostenuta, alcuni punti offrono dei buoni riposi e alcuni appigli ed appoggi sembrano disegnati appositamente ai fini della realizzazione dell’arrampicata libera.
E’ ovviamente riduttivo parlare del pilastro grigio riferendosi solo al tiro chiave poiché forse tutte le lunghezze lasciano il segno considerate la roccia superba, le difficoltà mai esasperate e l’ambiente eccezionale della val Venegia, che è un luogo didascalico per l’alpeggio e a ragione molto frequentato dagli escursionisti.
Simboli della valle sono il torrente Travignolo originato dall’omonimo ghiacciaio, i pascoli verdi coronati dall’emblematico Cimon della Pala e la “regina” cima Vezzana e certamente le malghe Venegia e Venegiota.
Il pilastro grigio è una salita veramente meritevole e sicuramente da non sottovalutare: il possibile “A0” sul tiro chiave non pare così semplice e richiederebbe come minimo esperienza nell’utilizzare i friends per la progressione in artificiale (preziosissimo il suggerimento dei mitici Sass Baloss di usare il friend numero 4 nel passaggio più ostico). Per affrontare serenamente la salita è quindi consigliabile possedere solidamente il grado di difficoltà proposto.
Accesso: Nell’anfiteatro montuoso della val Venegia, il Mulaz è la cima più a sinistra e figura come la più grande. E’ possibile accedere alla val Venegia a qualsiasi ora con pedaggio e conviene lasciare il mezzo nei pressi della malga Venegia.
Da qui si procede a piedi lungo la strada sterrata fino alla malga Venegiota, poi si raggiunge la base della teleferica che porta al rifugio Giuseppe Volpi di Misurata al Mulaz e poco dopo individuata una palina segnavia, si segue a sinistra il sentiero 749 verso passo Valles. Ad un altro bivio si continua per il 749 ignorando il sentiero 710 che sarà quello di discesa.
Da qui si comincia a guadagnare quota fino a quando ci si trova sui prati che fanno da base al Mulaz. Conviene ora individuare la zona d’attacco alla base dell’evidente pilastro grigio tracciando approssimativamente il resto dell’avvicinamento: si procederà verso destra per poi salire dei caminetti e tagliare a sinistra in direzione della base del pilastro. Qualche ometto aiuta nell’orientamento ma spesso e soprattutto lungo i prati, abbiamo camminato senza via obbligatoria.
L’attacco si trova parecchio a destra rispetto alla fessura che delimita il pilastro, alla base di una sorta di diedro fessurato; poco più in alto una clessidra con cordone funge da prima protezione. Un paio d’ore per l’avvicinamento, 5-6 ore la via.
L1: si supera la fessura spesso bagnata (V) fino ad una placca dove in obliquo verso destra (clessidra) si raggiunge una specie di canale di roccia molto solida da seguire brevemente verso sinistra fino alla sosta su chiodo e clessidra (30m, V, IV)
L2: a sinistra della sosta si rinvia un chiodo e si segue la fessura. Dove questa diviene impraticabile si traversa a destra con passaggio tecnico (V+) per raggiungere una seconda fessura-camino dalla strozzatura superiore piuttosto ostica (VI). Si obliqua brevemente a sinistra rinvenendo un chiodo. Questo va utilizzato come sosta, rinforzato con una piccola ma solida clessidra. Utile un cordino sciolto (30m, V+, p.VI)
L3: Ci si alza nel diedro fessurato raggiungendo un chiodo ben visibile dalla sosta. Da questo si scende di un metro per traversare in parete con delicato passo in aderenza (V) fino alla comoda cengia alla base della fessura principale del pilastro grigio. Tre chiodi di sosta (15m, IV, p.V)
L4: Tiro chiave. Ci si alza lungo il camino principale con movimenti in spaccata (V) fino a dove il camino si biforca ed è necessario passare sulla fessura di destra (ben visibili alcune protezioni). Con arrampicata faticosa e sostenuta (VII-) si sale la fessura protetta e ben proteggibile fino a quando compare una lama rovescia sulla destra che invita con logicità ad uscire dalla fessura (chiodo) per poi tornarci dopo un paio di metri (prima di questo passaggio è possibile proteggersi adeguatamente con un friend numero 4). La fessura qui diventa un diedro più lavorato e con difficoltà decrescenti (prima VI, poi V) si raggiunge la cima del pilastro grigio sostando su un grande masso incastrato sfruttato come spuntone (30m, V, VII-, VI e V)
L5: si sale la fessura a destra della sosta e poi il breve diedro accennato ancora più a destra (V). Da qui si prende un diedro obliquo da destra a sinistra ben visibile dalla sosta con passaggio non banale in uscita (p.V+). Si giunge infine ad un canale semplice e lavorato inclinato verso sinistra che porta alla base di un diedro obliquo dove si sosta su chiodi (40m, V, p.V+, III)
L6: non si scala il diedro ma si traversa nettamente a destra su buoni appoggi e roccia molto compatta. Prima di girare lo spigolo, salire in verticale (un chiodo e una clessidra, V) fino ad una cengia con nicchia. Da qui si passa leggermente a destra rinvenendo una buona clessidra e poi in obliquo a sinistra fino una seconda cengia dalla quale si notano alcune sottili fessure. Le si segue su difficoltà sorprendentemente contenute (forse IV+) verso sinistra fino ad una zona appoggiata e comoda per attrezzare una sosta su chiodo e piccola clessidra unite da cordino con possibilità di integrare con friend (45m, V e IV+)
L7: salire verso il piccolo tetto che si supera verso destra. Se ne raggiunge un secondo e si obliqua a sinistra superando poi un terzo grande tetto sulla sinistra (IV). Per rocce più semplici si rinviene la sosta su clessidre alla base di un muro lavorato dall’acqua (45m, IV e III)
L8: Traversare nettamente a sinistra fino a raggiungere un grande spuntone senza cordone. Da qui si sale la parete soprastante dalla roccia molto lavorata (IV+) ma non ben proteggibile. Continuando verticalmente si giunge prima ad un canale e poi alla sosta su due clessidre (45m, IV+ e III)
L9: Salire il colatoio (IV) e presto su rocce appoggiate si punta alla base di un pilastro da raggiungere superando un intaglio a terra. Sosta su clessidra senza cordone (45m, IV e II)
L10: Arrampicare lo spigolo del pilastro su ottima roccia e difficoltà contenute (IV) ma con difficili possibilità di protezione fino alla sua cima tendendo a sinistra. Da qui si sale ancora su terreno appoggiato fino alla cresta che va seguita verso destra per rinvenire buone possibilità di sosta su spuntoni e/o fessure (circa 50m, IV e II)
Discesa: dalla croce di vetta si scende a sinistra per sentiero 710 che va seguito lungamente e che porta prima al passo Mulaz e poi, perdendo quota, sempre su segnavia 710, al bivio dell’avvicinamento (circa due ore dalla cima). Da qui in breve si torna alle malghe. Il sentiero è sempre ottimamente segnato.
Mauro Dall’Argine
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