PRESENTAZIONE DI CIME IRREDENTE DI LIVIO SIROVICH
Martedì 16 aprile 2019, alle ore 18, presso la Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich (via Rossini 4 – Trieste) la Società Alpina delle Giulie – Sezione di Trieste del Club Alpino Italiano ha il piacere di presentare Cime irredente. Un tempestoso caso storico-alpinistico, opera del socio Livio Isaak Sirovich uscita in prima edizione nel 1997 e andata da poco in ristampa per i tipi di Cierre Edizioni.
L’autore sarà intervistato dal giornalista e storico dell’alpinismo Luciano Santin.
Cime irredente è l’ironico e coinvolgente ritratto di famiglia di una sezione del Club Alpino Italiano in cui non è difficile riconoscere la Società Alpina delle Giulie, che dal 1883 a oggi ha riunito nobili austroungarici, famosi scrittori, massoni di spicco, alcuni ministri di Mussolini, una decina di partigiani diciottenni, ebrei e antisemiti, eroi e delatori, tutti uniti dalla comune passione per la Montagna.
Teatro dell’azione è il territorio di Trieste, ritrovatosi prima austroungarico, poi italiano, inglobato nel III Reich, occupato dalla Jugoslavia comunista, dagli angloamericani e infine smembrato tra Italia e Jugoslavia.
I protagonisti di queste vicende storiche esploravano insieme le grotte del Carso o sfidavano le Dolomiti come fratelli. Ma quando la Storia bussò anche alla porta del circolo, i componenti della “famiglia alpinistica” triestina si schierarono su opposti fronti fino alle estreme conseguenze e si divisero soprattutto sul modo d’intendere il patriottismo e la convivenza con gli altri popoli. Così fu di loro e di alcuni dei loro figli – autore compreso – in un’Europa dove il passato stenta a togliere il disturbo. Un inconsueto racconto di confine tra storia e alpinismo che continua a essere attuale in questi nostri tempi inquieti.
Nato nel 1949 nella Trieste contesa tra Italia e Jugoslavia da madre ebrea tedesco-lituana e da padre di origine dalmata, Livio Isaak Sirovich lavora nel campo del rischio sismico in un Istituto nazionale di ricerca, ma la vita in una terra che ha subito le disgrazie del Novecento lo ha portato a scrivere anche di storia.
In pace con le proprie radici miste, si firma con i cognomi materno e paterno (cambiato in «Siro» durante il fascismo). Tra le sue pubblicazioni: Cari, non scrivetemi tutto. Gli Isaak, una famiglia in trappola fra Hitler e Stalin (Mondadori 1995; ed. tedesca: Kunstmann 2001); Cime irredente. Un tempestoso caso storico alpinistico (Vivalda 1996, premio “Cardo d’Argento Itas” 1997 e “Frontiera” 1998, quinta ristampa 2003); «Non era una donna, era un bandito». Rita Rosani, una ragazza in guerra (Cierre edizioni 2014 e 2015) e La notte delle faville (Mursia 2007, Cierre 2017).
Con il contributo del Comune di Trieste.