LA BIBLIOTECA SEGNALA…
Nella nostra Biblioteca: “Architettura della Carnia. Valli di tempo e di pietra” a cura di Romeo Pignat (cre@ttiva , 2004) un modo per scoprire un’area a noi vicina attraverso immagini e parole molto suggestive .
Belle e significative le immagini che mettono in risalto le particolarità di un’architettura spontanea che mette in evidenza l’ingegno e l’uso di materiali che obbligatoriamente sono reperibili in zona.
Sassi, pietre, legno e voglia di costruire per mettere al riparo uomini, raccolti, animali oppure per erigere chiese e creare luoghi di fede.
Un libro narrativo e didattico, che aiuta a comprendere la declinazione di stili e forme costruttive nello scorrere del tempo e nei microcosmi delle valli.
“La nostra pubblicazione è un punto di vista, per uscire dagli itinerari confezionati del “turismo usa e getta”, per capire, fissare, spiegare il senso vario e multiforme di questa regione prealpina ed alpina, attraverso una chiave di lettura parziale e privilegiata, quella dei segni architettonici. Un approccio che richiede quantomeno i riferimenti minimi di una chiara topografia e di una cronologia essenziale, partendo da un indizio etimologico: il nome Carnia – come Carinzia, Carniola, Carso – è probabilmente legato alla radice celtica “Kar”, “roccia”. Una terra aspra e povera, dislocata tra i 323 metri del capoluogo, Tolmezzo, e i 2780 metri del Coglians. Un mondo di dûrs, che però nasconde tra le infinite pieghe del paesaggio episodi di estrema raffinatezza, rivelandosi con misurata cortesia e sorprendente gusto affabulatorio. Un mondo toccante, che sa parlare di se stesso e ancora oggi sa raccontare la sua storia. Un mondo arcadico e cosmopolita insieme, dove il lavoro negli stavoli e nelle malghe o le “precise vocazioni” artigiane sono state affiancate per secoli dai viaggi commerciali transeuropei degli emigranti stagionali, i cramârs; un mondo celtico, latino, tedesco, attraversato dai Longobardi e dai Cosacchi; un mondo dove sullo sfondo delle vicende dei popoli emergono figure imponenti o esili ombre di fantasmi immortali: è allora impossibile non pensare a quell’Jacopo Linussio, il Benetton del Settecento che, con la sua manifattura tessile, diede lavoro a oltre trentamila persone e respiro alla moribonda Repubblica di Venezia, o alla leggendaria “toccata e fuga” di Mozart in una fredda notte di Paularo o all’estremo vagabondare di Leonardo da Vinci nei Forni Savorgnani, forse fissato per sempre nello sfumato dolomitico della sua Gioconda. Un mondo, la Carnia, che è civiltà composita e dove l’architettura è la più intensa testimonianza di questa straordinaria varietà manifestata come discreta regola, mirabile frutto silenzioso maturato attraverso il paziente divenire di molte, alterne stagioni.”.
(dall’introduzione del volume)