Introduzione allo sci-escursionismo
All’interno della Commissione Escursioni è operante un gruppo di soci, non molto numeroso ma appassionato ed agguerrito, che si dedica durante la stagione invernale alla pratica dello sci escursionismo, una disciplina faticosa ma grandemente appagante, introdotta una quindicina di anni fa nell’ambito delle attività sezionali dal socio Luciano Benedetti e portata avanti con grande entusiasmo sino alla sua scomparsa avvenuta nel giugno del 1998.
La pratica sci-escursionistica si pone come il naturale proseguimento nella stagione invernale dell’attività escursionistica estiva. Richiede però un approccio diverso se non altro per l’attrezzatura alla quale necessariamente si deve ricorrere e per l’indispensabile padronanza di una seppur elementare tecnica sciistica, dalla quale non si può ovviamente prescindere. L’ambiente è quello alpino invernale, con la neve che ricopre ogni cosa accentuando la sensazione di grande solitudine e di isolamento su itinerari, lontani dalle piste battute, che si snodano generalmente lungo strade forestali e carrarecce e conducono a malghe e rifugi, spingendosi oltre sino pascoli alti e forcelle.
L’attrezzatura e l’abbigliamento
L’attrezzatura assomiglia a quella per lo sci da fondo. Gli sci sono leggermente più larghi e laminati, le scarpe in pelle oppure in plastica sono decisamente più robuste e con rustiche suolette in wibram per poter in certi casi procedere anche a piedi con gli sci legati allo zaino. L’attacco lascia libero il tallone e blocca tenacemente il puntale dello scarpone. Sono inoltre necessarie le “pelli di foca” per la progressione in salita. L’abbigliamento che deve essere adeguato alle rigide temperature invernali deve anche tener conto dell’indispensabile libertà di movimento e prevedere indumenti di ricambio.
Lo spirito dello sci-escursionismo
Come spiega Brunetta Sbisà, attuale anima del gruppo sci-escursionisti dell’Alpina, fa sci escursionismo chi è eclettico, ama la natura e la montagna. La frequenta in tutte le stagioni e ne conosce pericoli ed insidie. Non si spaventa di fronte alla fatica fisica. Ama ritrovarsi in gruppo e stare assieme ad altri che la pensano allo stesso modo.
La pratica dello sci a tallone libero, fuori pista, viene scelta da chi è stanco della frenesia dello sci da discesa, dove la prestazione è spesso esasperata, le attrezzature sempre più sofisticate e tecnologiche, a scapito della consapevolezza del significato dello sciare e con il rischio di rimanere estranei all’ambiente romantico ma severo della montagna invernale.
Chi incomincia prende confidenza con il terreno innevato e con gli attrezzi abbastanza rapidamente, adattando le proprie minime conoscenze tecniche (passo alternato con o senza pelli di foca, spina di pesce per la salita; spazzaneve, cristiania, derapage per la discesa) alle varie situazioni di innevamento che si vanno a trovare di volta in volta.
Nel giro di qualche escursione chiunque abbia il minimo di infarinatura di sci da discesa o da fondo è in grado di scendere dai pendii più semplici. Anche i principianti, imparano in fretta se non di demoralizzano dopo le prime cadute. E’ importante – afferma la Sbisà – avere equilibrio, saper coordinare i movimenti e comportarsi con naturalezza, cercando di lavorare sempre morbidi sulle ginocchia.
Il calendario delle attività che viene messo a punto già nel periodo autunnale, prevede escursioni giornaliere domenicali, partecipazione a raduni e manifestazioni organizzate nel triveneto ed a settimane sciescursionistiche “nazionali” che si svolgono tra marzo ed aprile ed alle quali partecipano gruppi provenienti da tutte le regioni italiane.