ULTRA DOLOMITES 2021
UltraDolomites 80km 4100+ dichiarati,
ma per fortuna 78km 3900+ reali
Sesto 26/7 h 8.10
Cortina 27/7 h 00:04
Tempo 15:53:55
GINO RIZZETTO
Lavaredo UltraDolomites 21…mai più gare lunghe…almeno per un po’
Doveva essere la gara del 2020 e invece è scivolata in questo 2021. Durante l’estate del 2020 ho provato a fare qualche lungo giusto per capire se potessi farcela senza affanno, ma la testa era altrove.
Così ho scoperto che tanta bici (mtb e bdc) e poi con l’arrivo della neve scialpinismo sono stati il mio modo, incosciente, di preparare la mia Ultra Dolomites.
Sapevo di dover almeno abituarmi a stare fuori per ore e ringrazio il freddo, il vento e le mani congelate a togliere le pelli e il caldo delle salite in primavera. E così improvvisamente arriva la settimana di fine giugno e non avevo disdetto la stanza a Sesto, così proprio devo andare.
Parto da Trieste il venerdi nel pomeriggio 35°C, arrivo a Cortina per prendere il pettorale, sento di colpo freddo, 13°C e pioggia e vento. Al palaghiaccio incontro Tomislav e Anja dell’UTVV, la loro LUT sta per cominciare. E ci diamo appuntamento il giorno dopo, da qualche parte, passato il Locatelli dove i nostri percorsi si uniscono. Saluto Checco che ha da poco finito la Cortina Trail e gli dico che ho il collo bloccato e un sacco di mal di testa, niente che una aspirina non farà passare. Finalmente sono a Sesto, 10°C. Ore 20, zaino pronto in 15 min, primo zaino del 2021. Cena con zuppa di cipolle e insalata e crollo dal sonno.
La mattina del sabato la partenza è alle 8.10 . C’è il sole e si sta bene poco vestiti. Siamo in molti a camminare verso la partenza sotto gli impianti dell’Elmo. Trovo Daniele così l’attesa passa prima. E penso che non potrà andare malissimo: voglio almeno vedere le 3 cime, passare il Locatelli, scendere per lo stesso sentiero che avevo fatto nel 2019 alla Cadini e poi si vedrà. Vie di fuga ce ne sono. Unica regola importante non correre forte all’inizio, non fare lo stupido in salita a spingere da subito e correre le discese. Penso ai ristori, a cosa mangiare e a usare bene i 400g di carboidrati che mi ero portato dietro pensando che se ci fosse stata coda li avrei saltati.

Lungo la Val Fiscalina siamo in molti e così al Locatelli. Obiettivo raggiunto, penso, il resto è tutto regalato. E tutta la neve dell’inverno ha regalato anche un sacco di acqua lungo i torrenti, così posso bere senza attese e coda! Passata Cimabanche, c’è la salita in forcella Lerosa, di correre la salita neanche il pensiero. Poi finalmente la discesa verso malga Ra Stua, dove con gioia scopro di divertirmi. E’ un sentiero tra gli alberi, saltando le radici, simile ad altri già corsi e così penso all’Osternig e a Forcella Ombladet e al Mali Golak. Verso Pian de Loa trovo Neva e Roberto e anche Checco in mtb che mi accompagna un poco fino all’inizio della salita verso la Val Travenanzes, così scambio anche due parole invece che solo seguire i pensieri. C’è neve ancora, come già al Locatelli, e ogni tanto i pensieri tornano agli sci e che bisognerà andare a sciare anche in Veneto il prossimo inverno. La Valle passa facile, ci sono nuvole e dopo i primi due guadi decido di rendermi la vita semplice entrando in acqua con i piedi.

Passata malga Travenanzes, comincia il pezzo di cui ho il più bel ricordo. Sono già passati 45km, ho Col Gallina come salvavita di ritiro se qualcosa dovesse andare male, ma sto bene e comincio a spingere con i bastoncini verso la forcella Col dei Bos. E mentre le braccia menano, mi pare di salire con gli sci. Veramente forte, superando un sacco di persone, e mi pare di volare solo con queste braccia. E forse anche 3 mesi di nuoto in mare qualcosa avranno ben fatto. E ancora più bella è la discesa da Col dei Bos. Come essere in Val Rosandra da Bottazzo al Premuda, tutta di un fiato, scegliendo le linee più sporche, quelle con i sassi più grossi dove infilare i piedi facendo rumore. A Col Gallina recupero qualcosa da mangiare e camminando finisco grana, cioccolata, limone e arancia e pane, tutto assieme. E trovo Tomi e Anja e così corriamo un po’ assieme, era più di un anno che non ci vedevamo. Il sole sta scendendo e comincia la salita verso l’Averau.

Mi guardo attorno ogni tanto, però sono così concentrato su di me, su stare bene e non sbagliare e penso che i monti sicuro non scapperanno se li guardo solo di sfuggita oggi. In rifugio Averau fa freddo e ci dicono di scendere veloci al Giau dove ci sarà da mangiare. Dalle parole sembra un attimo il Giau e invece non arriva mai, nonostante la discesa. Una volta al passo con gioia trovo Chicca e Checco, che mi hanno raggiunto e anche rido. Diciamo che sto ancora bene e gli dico che ormai manca 17km e posso anche finire. C’è solo la Forcella Giau, da fare con attenzione con la penombra e uno strappetto dopo Mondeval. La frontale è ormai accesa e faccio l’ultimo rifornimento torrente prima di Croda di Lago. Di colpo il cielo da buio blue si fa bianco e da lontano arriva il rumore dei tuoni. Poi sempre più vicino, ecco poi piove, a dirotto e la discesa verso Cortina è appena iniziata. Con il pensiero che il giorno dopo voglio andare al mare in costiera, decido di stare attento e scendo piano piano, troppo forse. Ritrovo Anja e Tomi sotto l’acqua e ci facciamo due battute e finalmente dopo una discesa quasi solo camminata, in fondo ci sono due case e una strada. Che bello l’asfalto in quel momento. Appena i piedi ci sono sopra, le gambe sono di nuovo leggere. Corro felice pensando di non rallentare nemmeno allo strappetto prima di Corso Italia. E giro a destra per prendere il Corso, è mezzanotte, ci sono ancora ragazzi ai bar e ancora urlano quando passo.
L’ho spesso pensato quell’arrivo a Cortina ed è lì, nel modo migliore possa esserci.

