RAPPRESENTANZA CIM IN ALTA VIA DI FUNDRES
Alta via di Fundres – Pfunderer Höhenweg
Taz – Rico – Sil – Lele – Gianfri
8-10 luglio 2021
2,5 giorni – 81 km – 6221 D+ – EE track
Un’altra meravigliosa “idea” di Alberto “Taz” De Cristini che si trasforma in “azione” dopo la condivisione del progetto con i suoi amici, ormai abituati e sempre entusiasti per queste iniziative.
I tappa: Vipiteno – Rif. Simile
(sviluppo Km 15,6 disl. 1440m)
Dopo la partenza da Trieste e l’arrivo in Val Pusteria nel primo pomeriggio, partiamo di corsa per la nostra meta da una calda ed afosa Vipiteno. La partenza è subito “in salita” non solo perché ci aspetta un dislivello positivo stimato di ca. 1300m ma soprattutto perché abbiamo iniziato l’escursione in ritardo rispetto alla nostra tabella di marcia, a causa del trenino “Pereppepè”, non particolarmente efficiente, che congiunge Brunico a Vipiteno. Il vento che si alza, non preannuncia niente di buono, ed infatti usciti dal bosco, le condizioni climatiche peggiorano ed incontriamo la perturbazione proprio in prossimità di una forcella erbosa, il punto più alto della prima tappa in prossimità di scendere verso il rifugio. “Enrik” Pacorini è il più veloce in discesa a gestire il sentiero fangoso e scivoloso a causa della pioggia. Arriviamo comunque tutti a destinazione in tempo per cambiarci, asciugarci e mangiare un’ottima cena in compagnia alle gestrici del rifugio.
II tappa: Rif. Simile – Rif. Ponte di Ghiaccio
(sviluppo Km 28,8 disl. 2670m)
La seconda tappa, la più impegnativa per il dislivello positivo, ci suggerisce una partenza anticipata intorno alle 7 di mattina. La giornata è bella, ma le temperature sopra i 2000m suggeriscono comunque di coprirci un po’. La planimetria della tappa ci conferma che resteremo sempre tra i 2400m e i 2800m. Nella mattinata, attraversiamo il punto più alto della traversata (sopra i 2800m) rappresentato da una forcella e per scendere il ghiaione innevato calziamo i ramponcini per motivi di sicurezza. Arrivati al Rif. Bressanone, ancora elettrizzati per la neve che abbiamo incontrato sul tragitto, dopo il ristoro, sbagliamo sentiero, e ci dirigiamo verso la cima del Monte Valmala, uscendo dal percorso dell’Alta Via. La deviazione ci costa più di un’ora e mezza di ritardo, ca. 500m di dislivello in più, nonché frustrazione per la fatica dissipata nel giorno di massimo sforzo. “Gianfri” Moro nel silenzio e nello sconforto riesce comunque prima degli altri, a continuare a testa bassa, verso la meta finale. Prima di arrivare al Rifugio Ponte di Ghiaccio ci mancano parecchi chilometri di sentieri impegnativi perché la zona è caratterizzata da plotte di roccia scistosa.
III tappa: Rif. Ponte di Ghiaccio – S. Giorgio in Brunico
(sviluppo Km 35,5 disl. 1850m)
Dal Rifugio Ponte di Ghiaccio, la partenza per una volta è facile in discesa, anche se la stanchezza accumulata si fa sentire. Non basta la notte per recuperare le forze. Il paesaggio è maestoso tra traversi erbosi anche corribili e forcelle pietrose. Arriviamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia al Rif. Pausa, per una rapida pausa e questo aiuta a tenere alto il morale. Le sorprese negative arrivano però nella seconda parte della giornata, quando dopo aver superato la forcella grande e raggiunto il tracciato delle creste che ci separano da Brunico, ci rendiamo conto che non sarà breve superare in sequenza tutte le cime che ci aspettano: le più impegnative dal punto di vista psicologico sono le cime del Monte Sommo e Monte Plat che anticipano l’inizio della discesa verso fondo valle. Quando cominciamo la discesa, non abbiamo più acqua e l’obiettivo è quello di raggiungere prima possibile un ruscello. Scendendo, il primo segnale di ritorno alla civiltà, dopo il silenzio delle creste, è il muggito delle mucche che ci preannuncia il pascolo, le malghe e l’avvicinamento a valle. Veloce sosta rifocillante a qualche km dall’arrivo per reintegrare i liquidi persi e giù per il sentiero ripido che tra case ed ortiche ci riporta in centro di San Giorgio (Brunico) in prossimità delle automobili. Foto di rito davanti al cardello che indica l’inizio dell’Alta Via di Fundres.
Degna conclusione: Picco Vallandro
(sviluppo Km 8,4 disl. 860m)
Cosa fare domenica mattina dopo aver percorso ca. 80km e 6000m di dislivello in una manciata di giorni? Ma si…..certo…..andiamo in cima al Picco Vallandro. Per fortuna grazie ad una coppia di amici di Padova partiamo almeno ad un ora decente intorno alle 7:30, sotto un cielo plumbeo ed una nebbia che non promette niente di buono. La salita in stile escursionistico (almeno per alcuni di noi) fa comunque selezione, in particolare nei confronti di chi si è lasciato andare la sera prima. Silverio “Sil” Pipolo preferisce gustarsi le nebbie in solitudine piuttosto di avvicinarsi al gruppo comunque sgranato e in affanno. Stupenda foto di vetta sotto la croce, con l’unico rammarico di non poter ammirare il panorama.
nel pdf il racconto con altre foto