ALPI GIULIE – LUGLIO 2024
ALPI GIULIE. ANNO 118 N.1 – LUGLIO 2024
GUGLIELMO DELVECCHIO – L’EROE PALLIDO
Di questa monografia su Guglielmo Delvecchio (1921-2009) siamo debitori alla famiglia che generosamente ha messo a disposizione degli alpinisti i diari e gli album fotografici del maggior artefice della rinascita dell’alpinismo triestino dopo Comici e la tragedia della seconda guerra mondiale.
Uscire da un passato così importante confidando nelle proprie forze è un compito da far tremare le vene ai polsi a chiunque ne intuisca la portata. Delvecchio non solo lo ha compreso, lo ha risolto.
Ha arrampicato senza supporti mediatici e questo è un valore educativo per quanti, salendo pareti, respirano bene quando respirano storia e non chiacchere.
Al pari di Comici, fu anche un grande organizzatore. Sua l’idea fare aggregazione, di dare ai giovani una possibilità di crescita fondando nel ’45, in seno alla XXX Ottobre, il “Gruppo Rocciatori”; non un Gruppo ma il Gruppo dal nome semplice, senza epiteti, perché la fama si crea con l’azione e non con le parole: Rem tene, verba sequentur e alla fine sono arrivate anche le parole.
Per non limitarsi ai circoli cittadini si ricorda che la guida di Antonio Berti, ultimo esempio di sapere enciclopedico per quanto concerne le Dolomiti Orientali, ricordava a tutti gli alpinisti il carisma trascinante di Delvecchio per l’alpinismo triestino: “nel 1946 sono apparsi i triestini Delvecchio, Mauri, Zadeo, Zaccaria a ripetere per primi alcune tra le più difficili vie di Comici e Cassin. Poi si sono rivolti ai grandi nuovi problemi, e ne hanno risolti numerosi specialmente nel Gruppo della Croda dei Toni, delle Tre Cime, del Sorapiss, del Popera. Sono stati i galvanizzatori della gioventù triestina postbellica. Si sono aggiunti Corsi, Crepaz, Invrea… A. Berti, Dolomiti Orientali, vol.1-I, 1971 pag.54.
Nel successivo volume 1-II 1973 allo stesso capoverso viene aggiunto: “, Dalla Porta Xydias…”
La seguente monografia è uno svolgimento di questa frase. Si trattava di dare forma a un sentire diffuso e generale.
Lo storico è condannato a dare un senso a quanto racconta. Se si fermasse ai fatti non sarebbe uno storico ma uno scriba.
Flavio Ghio
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foto: Archivio Famiglia Delvecchio